Quanta paura abbiamo del contagio? Quanto ci sentiamo in ansia ad uscire, incontrare persone, toccare oggetti al supermercato che in qualche modo potrebbero metterci in contatto con il virus? Stiamo vivendo un periodo molto delicato della nostra vita, stiamo conoscendo una realtà nuova che ci sta mettendo a dura prova e sta sconvolgendo tutte le nostre abitudini e ne sta creando delle nuove. Tutto ciò che prima era indice di amorevolezza e umanità tra le persone oggi è indice di scarso rispetto e ostilità. Un abbraccio o una carezza ormai sembrano gesti lontani come sembra strano guardare serie Tv o film vecchi in cui i protagonisti non indossando la mascherina. Oggi si intravede una speranza di ritorno alla normalità con la diffusione del vaccino anti-covid e anche qui emergono paure e perplessità
- paura dell’effetto cavia (essere noi assoggettati a prove sperimentali);
- paura delle velocità delle procedure con cui sono stati autorizzati i vaccini (temiamo che l’iter seguito non sia di tutela per il nostro benessere);
- paura che il vaccino tocchi il DNA e che gli eventuali ceppi mutanti possano inficiare sulla copertura
La paura è un’emozione primaria, un tempo valido aiuto per salvarsi la vita. Se pensiamo ad un uomo primitivo nella giungla, la paura sicuramente era un’emozione che attivava l’individuo verso la fuga o verso l’attacco quindi una buona difesa. I pericoli della giungla sono qualcosa di tangibile, si vedono, si riconoscono e da quelli si fugge o al contrario li si attacca. Purtroppo il virus è qualcosa di meno tangibile, sappiamo che esiste, riconosciamo i suoi danni ma non possiamo vederlo e non sappiamo bene dove si trova. Quello che si prova di fronte a qualcosa di più incerto è una sensazione di ansia diffusa, ci si sente in ansia ad uscire, ci si sente in ansia anche a fare la vita di sempre che ad oggi non è più “sicura” per noi. L’ansia a volte può diffondersi in noi al punto di diventare vera e propria angoscia. Come si manifesta? In vario modo, difficile generalizzare. Si possono avere sensazioni fisiche come tachicardia e sudorazione tipiche di attacchi di panico oppure si possono avere pensieri negativi al semplice pensiero di uscire di casa o ricevere una visita nel proprio habitat domestico.
Cosa fare se ci si sente così? Prima di tutto riconoscere quello che ci sta capitando, prendersi degli spazi per se stessi, condividere i propri pensieri invece di isolarsi, fare esercizi di respirazione, mantenere quanto più possibile le proprie abitudini e il ritmo sonno-veglia. Osservare le proprie sensazioni ed accoglierle è un modo per amarsi. Se la situazione di disagio diventa non più sopportabile da gestire in autonomia non esitare a contattare un professionista, chiedere aiuto a volte non è semplice ma sicuramente è un modo per prendersi cura di sé.